Per comprendere a fondo il compito del coach, basta esplorare l’origine del termine “to coach”.
Si dice che il verbo inglese a cui ci stiamo riferendo derivi da una piccola città ungherese di nome Kocs, famosa per la produzione di carrozze trainate da cavalli.
Anche oggi coach identifica per esempio la carrozza del treno.
Nell’accezione odierna, infatti, il coaching si basa proprio su un processo che ha lo scopo di “trasportare da un punto A ad un punto B”, dove un cocchiere (il coach) è in supporto alla persona (il coachee) che desidera raggiungere una determinata meta.
Il punto B, la meta da raggiungere, è rappresentata da un obiettivo.
A cosa serve l’obiettivo?
Serve a cambiare.
Il cambiamento è fondamentale nel coaching.
Il coach ha quindi il compito di accompagnare il coachee verso i suoi obiettivi e, al tempo stesso, può essere solo ed esclusivamente il coachee a decidere di fare il primo passo, ovvero di “salire sulla carrozza”.
Col Dott. Matteo Castaldi abbiamo esplorato:
- la storia del coaching dall’America all’Europa
- il modello GROW
- le caratteristiche di un obiettivo ben formato
- il ruolo della motivazione nel paziente
- il concetto di “complementare retroazione circolare”
- l’importanza di fare domande
- che tipologie di domande usare con i nostri pazienti
- e molto altro ancora
Trovi il Dott. Matteo:
- nella sua casa virtuale
- nella sua Pagina Facebook
- nel suo profilo Instagram
I libri citati:
- dal padre del Coaching, Timothy W. Gallwey > Il gioco interiore del tennis. Come usare la mente per raggiungere l’eccellenza
- Stephen R. Covey > Le sette regole per avere successo
“L’arte di fare domande sta alla base del coaching e aiuta ad abbattere barriere ed interferenze poste dal paziente.” – Matteo Castaldi